Lettura del Vangelo di Marco - Quando un gruppo aiuta chi ha bisogno

Proponiamo il secondo capitolo del Vangelo di Marco.
Possiamo leggerlo e cercare di individuare ciò che più ci colpisce (una scena, una frase) oppure immaginare di essere presenti alla scena della guarigione che ci racconta l'evangelista.

LEGGIAMO INSIEME:
Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”.
Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”


E' un brano che innanzitutto dimostra l'amicizia, la solidarietà. Quattro persone (Marco non dice che sono parenti del malato) portano su una barella un paralitico. La fama di Gesù guaritore si era diffusa e loro sperano di  poter far guarire l'amico. Ma si vedono sbarrare l'ingresso presso la casa (presumibilmente di Pietro). C'è troppa folla che non lascia passare. Tornare a casa, dopo questa fatica? Forse avranno anche pensato di desistere e poi guardando l'uomo sul lettino hanno voluto provare un'altra soluzione:  tentano di arrivare fino a Gesù passando dal tetto.
Lì al centro della stanza Gesù annuncia la Parola di Dio ed è sorpreso dall'audacia e dalla fede dei quattro portantini. Presenti alla scena erano anche gli scribi (questo raccontato è il primo conflitto con il pensiero dominante).
Inizialmente Gesù dice al paralitico "Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati". Non è senza significato pedagogico questa prima fase della guarigione. I teologi fanno notare che così Gesù "sgancia" il peccato dalla malattia. Nonostante il perdono dei peccati, il paralitico rimane paralitico.
Al brusio degli scribi risponde con qualcosa di più: ordina al paralitico di alzarsi e di prendere il lettuccio per tornare a casa.
La folla è meravigliata. Gli scribi rimuginano.
 
"Ma non è sufficiente l’ascolto della Parola. Infatti, mentre il paralitico si alza salvato, i farisei rimangono seduti e non guariscono perché tengono Gesù a distanza con la corazza della loro ideologia, non si lasciano toccare da lui, la Parola non viene accolta e non entra in loro".(P. Fidel Antón)

Torniamo sui quattro che portano a Gesù il paralitico e, riportando uno stralcio di un commento di don Davide Caldirola a proposito della solidarietà sacerdotale, proviamo a immaginarci fra i quattro, una squadra che è come una piccola comunità come la nostra:
"Occorre dire anzitutto che i barellieri sono quattro. Sono un’équipe, una squadra, una fraternità. Nessuno di loro da solo ce l’avrebbe fatta a portare il peso di un uomo che non si sa e non si può muovere. Insieme ce la possono fare. Anche se non basta il numero; ci vuole intesa, armonia, capacità di muoversi coi ritmi e i tempi giusti, di seguire la stessa direzione, di affrontare all’unisono i passaggi più delicati e difficili. Non è semplice portare una barella sul tetto, calarla nella casa senza fare danni alle cose o – peggio – al malato stesso. I quattro barellieri non possono contare soltanto sulla propria buona volontà; hanno dovuto affinare il loro servizio con una pratica comune, hanno dovuto imparare a guardare nella medesima direzione, ad equilibrare i loro sforzi e le loro forze. Ma qui sta uno dei loro segreti: nella capacità di lavorare insieme, di studiare e capire la fatica che l’altro sta facendo".